Dove, 20 anni di bellezza autentica

Stamattina sono andata a una conferenza stampa in cui Dove (il beauty brand) ha raccontato i cambiamenti nel tempo della bellezza, dei suoi canoni, di come è percepita, di come l’intelligenza artificiale potrebbe impattare sull’immagine. Un discorso lungo e complesso, non solo esteriore.

Un tema popolare nel senso che riguarda tutti: 5 Franci pop.

Dalla campagna Real Beauty alle sfide dell’intelligenza artificiale: così il marchio Dove (che produce prodotti di bellezza) presenta la conferenza stampa, più un incontro di approfondimento in realtà, di stamattina.

C’era anche Francesca Michielin, a ragionare di bellezza, nelle vesti di ambassador di Dove. Dove 20 anni fa è partito da un dato sconcertante: nel 2004 solo il 2% delle donne si vedeva bella. Allora Dove ha cercato di riscrivere il concetto di bellezza, di abbattere l’idea che bisogna essere aderenti ai canoni che si vedono in giro – pubblicità, social e così via – mentre invece c’è una bellezza reale che è diversa da donna a donna. O da uomo a uomo, chiaramente. È Francesca Michielin a ricordare che quando lei è nata, nel 1995, c’erano ideali irraggiungibili, le super top model, MTV, le grandi star della musica: e ci si sentiva inadeguati. “Se il modello che vedevo in tv era quello di riferimento, era irraggiungibile. I social hanno accentuato la difficoltà del confronto ma hanno insegnato che esiste la bellezza autentica, che non è una sola. È una bellezza che io scelgo, che posso incarnare solo io nella mia diversità. I social hanno incentivato l’invito a essere se stessi, perché tantissime persone mettono i loro contenuti, e questa è una cosa molto positiva”.

Francesca ci riporta indietro all’età dell’adolescenza, sua e nostra, quando i giudizi altrui erano taglienti: “Io ho vinto X Factor a 16 anni, su Instagram si postavano foto dei tramonti: figuratevi quante cose sono cambiate. Nonostante i social primordiali, mi sono dovuta comunque confrontare con quella che è l’immagine dell’artista pop, e mi chiedevo perché non potessi essere solo la voce. Volevo essere invisibile così che nessuno mi giudicasse. La gente online scriveva che non ero bella, che avevo i denti storti e altro ancora. Rimasi pietrificata, oggi mi abbraccerei. È difficilissimo da fare ma il giudizio degli altri va silenziato, e anche i giudizi che noi diamo di noi stessi. Ma questo è un altro discorso”. Non esiste una sola idea di bellezza, il nocciolo della questione è solo e soltanto questo. Certo, bisogna credere di più in se stessi per non far caso ai giudizi e per avere la forza di essere sempre genuinamente ciò che si è, e quindi belli a modo nostro. “Più ci sarà rappresentazione di corpi, di ogni tipo, più si vedranno cose diverse. Si tornerà a dare validità a ogni tipo di corpo, credo tantissimo in questa forza. E credo anche che l’intelligenza artificiale possa e debba rappresentare una realtà visiva molteplice”. Perché la realtà è così, non univoca. Noi non dovremmo essere giudicanti. Pensiamo anche a quello che noi stessi diciamo, magari senza darci troppo peso.

Dove Progetto Autostima

Dove in 20 anni ha in fondo cercato di far aumentare l’autostima di ognuno di noi, perché per Dove (e così dovrebbe essere per tutti) la bellezza deve essere fonte di felicità e non di ansia. Così l’azienda ha cambiato il modo di comunicare, scegliendo donne normali e diverse tra loro per le sue campagne, e senza usare ritocchi. Nel 2004 nasceva Facebook, pensiamo a com’è cambiata la realtà. L’impegno no, però, quello è rimasto uguale. Anche il Progetto Autostima di Dove è nato 20 anni fa, dedicato agli adolescenti e ai preadolescenti e diffuso in 55mila classi, per circa 1 milione e 200mila studenti. Che bellezza in questo percorso (fatto con esperti naturalmente), che si rinnova il prossimo settembre. Costruire e preservare l’autostima è fondamentale. “Non costruiamoci ideali irrealistici. Tra le forme di bellezza c’è il “fare pensiero”: la definizione di autostima rientra in questo fare. Questa definizione dice che l’autostima è una serie di cose”, ha spiegato la dottoressa Stefania Andreoli – psicologa, psicoterapeuta e scrittrice. “Non è solo andarsi bene ma è anche raccontarlo. Io mi incontro, faccio un bilancio dei miei difetti e dei miei pregi e tiro fuori la mia ricetta. Bisogna stare con chi si è, incontrandoci man mano. È normale avere insicurezze, e non significa affatto non avere autostima. Domani indagherai un’altra area di te e troverai altro”. E ancora, spiega la dottoressa Andreoli, “Il corpo è un tempio. Curarsi non è essere come tutte le altre. Bisogna parlare di noi stesse senza sentirci dire che siamo sbruffone parlando appunto di bellezza, e, attenzione, io mi posso sentire bella o meno bella. Parlo di me, non della bellezza altrui. Per farlo dobbiamo liberarci della paura, che ci spinge a “non crederci chissà chi” e tutte queste frasi che abbiamo sentito crescendo. Io decido di me e quelle mie caratteristiche poi decido di sponsorizzarle”. Tutto chiaro? E allora, facciamolo! Perché uno studio commissionato da Dove parla chiaro: la bellezza rimane ancora motivo di ansia e insicurezza per le donne italiane, anche a causa degli stereotipi irrealistici diffusi dai media e dalla società. E qui torniamo all’incontro di stamattina. Per chiudere parlando di Dove, l’azienda celebra i 20 anni della campagna Real Beauty rinnovando il suo impegno per difendere la Bellezza Autentica, e affronta le nuove sfide dell’intelligenza artificiale promettendo di non utilizzarla mai all’interno delle sue pubblicità.

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